Sabato, 12 Agosto 2006 22:57

Due abstract su "Il festivo non religioso"

Scritto da  Gerardo

Pubblichiamo qui di seguito gli abstract degli interventi di Chiara Cipollari, dell'Università di Perugia, e di Paolo Corvo, dell'Università Cattolica di Milano.
Ricordiamo che i due relatori interverranno martedì 29 agosto, ore 9.00-12.30, nella V sessione della Summer School, dedicata a Il festivo non religioso.
Presto, pubblicheremo altri abstract e altre schede di presentazione – Stay tuned!
Chiara Cipollari – intervento alla Summer School: Martedì 29 agosto, ore 9-12.30

Turismo e tempo festivo [Abstract]


L’interesse centrale dell’antropologia del turismo è quello di studiare gli incontri generati dal turismo.
Possiamo raggruppare le questioni che interessano gli antropologi in alcune principali correnti di ricerca che esemplifichiamo in questo modo:
> turismo come forma di religione e rituale (evento festivo);
> turismo come fattore di cambiamento sociale;
> turismo come spazio di evasione nell’immaginario;
> turismo nella relazione globale - locale.
Se nei primi lavori di carattere teorico di antropologia del turismo le posizioni erano perlopiù polarizzate tra coloro che davano un giudizio fortemente positivo allo sviluppo turistico e coloro che lo consideravano molto negativamente, oggi ci si orienta ad analizzare il turismo non più come unica causa, bensì come concausa nelle trasformazioni identitarie, sociali ed economiche delle varie comunità, e dunque ad operare una analisi contestuale e situazionale.
Ripercorrendo le tappe principali dello sviluppo turistico si intende tracciare una panoramica dei processi che hanno portato le principali organizzazioni internazionali a considerare il turismo diretto nei paesi del sud del mondo come volano del processo di modernizzazione.
Questa relazione intende illustrare un particolare aspetto del fenomeno turistico: il turismo sessuale in alcuni paesi del sud-est asiatico partendo da un’analisi storico-sociologica sia del fenomeno che dell’ambiente culturale e tenendo presente il paradigma del turismo come evento festivo.
Una parte di questo intervento sarà dedicata ad illustrare il fenomeno del turismo sessuale attraverso lo studio di autori che hanno tentato di ricercare le radici profonde del fenomeno, ossia quei paradigmi culturali, prima ancora che economici e politici, che ne hanno reso possibile la nascita. La presente relazione farà riferimento a nozioni ricavate dall’analisi della vasta letteratura presente sull’argomento e si appoggerà su dati etnografici ottenuti da una ricerca sul campo svolta tra novembre e dicembre 1996.




Paolo Corvo – intervento alla Summer School: Martedì 29 agosto, ore 9-12.30

Festa e turismo: osservazioni [Abstract]


Nella società globalizzata l’individuo si trova in difficoltà perché sia le persone che le cose hanno perso la loro solidità, mentre le identità possono essere adottate e scartate come un qualsiasi oggetto di consumo. Si vive sempre di più nello spazio estetico, che è caratterizzato dall’emotività e dalla frammentarietà delle sensazioni e che tende a sostituire lo spazio sociale, tipico della modernità. L’individuo fa molta fatica a mettere ordine in una realtà molteplice e problematica, sente di non riuscire a cogliere le tante opportunità che gli si presentano e vive relazioni precarie ed episodiche.
Quest’io fragile, insicuro, insoddisfatto, attende per tutto l’anno il periodo della vacanza e concentra su di essa aspettative e speranze, attribuendo ad esse un significato profondo, di conquista di una nuova identità sociale nella creatività, nell’autorealizzazione, nello sviluppo di relazioni comunicative. La vacanza dovrebbe essere nelle intenzioni delle persone soprattutto un tempo di relazioni con un forte carattere simbolico, un luogo di ricupero dell’identità perduta nel tempo feriale e lavorativo. Ricercando il ben-essere fisico e spirituale e rincorrendo un vago ma intenso sogno di felicità, si attribuisce alla vacanza e al turismo una dimensione di festa, di tempo privilegiato, con i suoi riti e le sue cerimonie, dove tutto deve funzionare alla perfezione e nulla deve ricordare la grigia ferialità.

La vacanza diventa dunque mitica, per lo meno nelle aspettative, ma non sempre si rivela tale nell’esperienza concreta, per cui gli individui faticano a soddisfare i loro bisogni e le loro domande, sia per la difficoltà ad estraniarsi completamente dal loro vissuto quotidiano, a cui restano legati, sia per la pervasiva macchina dell’industria turistica, che tende ad avvolgere nella spirale consumistica anche i tempi e gli spazi della vacanza.

In questa situazione nel migliore dei casi si realizza la dimensione evasivo-ricreativa della vacanza-festa ma non quella esperienziale o sperimentale. Ciò può generare frustrazione e delusione nei turisti, come dimostra il notevole aumento delle cause per danni psicologici da vacanza rovinata. Anche quando si cercano forme di vacanza diversa o alternativa, come in alcune esperienze di turismo sostenibile, non sempre appare soddisfatto il desiderio di conoscere nuove culture, persone, ambienti, per la difficoltà di superare l’artificiosità dell’organizzazione turistica e per un certo deficit di autenticità del turista occidentale, troppo centrato sulle proprie ansie e insicurezze.
La dimensione festiva della vacanza rischia dunque di consacrare le cattedrali del consumo anziché assecondare le domande esistenziali dei turisti; vi sono comunque esperienze meno esposte a questo esito, laddove la vacanza contempla anche momenti comunitari o di piccoli gruppi e dove le esigenze personali dei singoli soggetti riescono ad esprimersi in un contesto di autentica relazionalità.
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